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Diario di viaggio in Turchia

Diario di viaggio: la nostra Turchia

Siccome ci teniamo a conoscere a fondo non solo i luoghi, ma anche le strutture ricettive che consigliamo ai nostri clienti quando organizziamo un viaggio per loro, io e Debora siamo andate in avanscoperta, insieme ad un gruppo di colleghi, in quel meraviglioso Paese che è la Turchia! E adesso ti racconto la nostra esperienza 🙂

Prima della partenza

Inutile dire che i giorni precedenti la partenza sono stati pazzi e febbrili: da una parte c’era l’eccitazione per la partenza, la prima dall’inizio della pandemia di Covid 19 e per di più verso un Paese che è da sempre stato tra le mete preferite di entrambe; dall’altra parte c’era l’attenzione per le procedure mediche e burocratiche da seguire, dal momento che, essendo l’epidemia ancora in corso, dovevamo ovviamente avere la massima cautela.
Non ti nascondo che, finché non ho fatto il tampone molecolare e non ho avuto il risultato, non ho nemmeno iniziato a fare le valigie, un po’ per scaramanzia e un po’ perché non mi sembrava vero…
Quando io e Debora ci siamo incontrate per andare in aeroporto la mattina della partenza sembravamo due bimbette davanti ad una montagna di regali sotto l’albero di Natale: negli occhi e nel cuore una tale gioia che durante il viaggio in macchina alternavamo chiacchiere a raffica a momenti di silenzio assoluto.
Una volta in aeroporto c’è stato l’incontro emozionante con i colleghi: alcuni mai incontrati prima, altri affetti che non abbracciavamo da un anno e mezzo. L’atmosfera era quella di chi si sente un sopravvissuto… Le lacrime, gli abbracci, i sorrisi e poi le centinaia di foto scattate insieme!

Pronti… via!

Dopo il volo diretto Pegasus Airlines, comodissimo, arriviamo ad Istanbul, dove ci attendono la responsabile della DMC locale, Aslin, e la nostra bravissima guida, Burak, che ci accompagneranno durante tutto il viaggio. Prima sosta, ancor prima di uscire dall’aeroporto, l’acquisto di sim card locali per poter essere sempre connessi col resto del mondo via Internet, cosa fondamentale per noi che eravamo in viaggio per lavoro!
E poi via verso l’hotel, un bel 4 stelle situato in una zona di Istanbul molto conveniente per chi viaggia in gruppo, perché con strade larghe in cui il bus non ha problemi a circolare e vicinissima a piazza Taksim e ai numerosi locali e pub che si animano la sera. Cosa però di cui noi, purtroppo, non abbiamo potuto godere a causa del coprifuoco in corso durante il nostro viaggio. Vabbè, ci siamo dette: torneremo!

Istanbul

Non si può iniziare un viaggio in Turchia senza partire dalla sua capitale culturale: Istanbul. Una città sospesa tra due continenti, in cui Oriente e Occidente si fondono in modo inscindibile e impercettibile… la più “greca” e allo stesso tempo la più “turca” delle città d’Europa e d’Asia!
In due giorni la nostra visita tocca tutti i luoghi più importanti e significativi di Istanbul, grazie anche al nostro Burak, che ha saputo condensare in poche ore visite che ci avrebbero fatto impiegare molto più tempo se fossimo stati da soli e ha saputo farci gustare il viaggio in corso e sognare altre mille visite per altrettanti viaggi.
Prima tappa imperdibile sono la chiesa di S. Sofia, vero e proprio capolavoro di arte bizantina, e il vicino palazzo di Topkapi, dove abbiamo potuto percorrere i padiglioni e i giardini del sultano e abbiamo ammirato le straordinarie decorazioni dell’harem. A seguire non poteva mancare la visita all’ippodromo e una sosta al Gran Bazaar, anche se il mio preferito è stato il mercato delle spezie, più piccolo ma con un profumo più “locale”. Abbiamo poi visitato il quartiere ottomano di Eyüp, la splendida moschea Rustem Pasha e fatto una mini crociera sul Bosforo, dove abbiamo potuto godere dal battello una parte del paesaggio che poi abbiamo potuto vedere dalla sommità della Torre di Galata, imponente monumento realizzato dai Genovesi nel Medioevo e oggi elemento imprescindibile dello skyline di Istanbul insieme a S. Sofia ed alle sue moschee.
Sia io che Debora siamo rimaste deluse dal fatto che, a causa di restauri in corso, non abbiamo potuto vedere la famosa cisterna della Basilica, né abbiamo potuto apprezzare a pieno la meravigliosa decorazione della Moschea Blu: quindi abbiamo un ottimo motivo per tornare a Istanbul!!!

La lunga strada verso la Cappadocia

Il nostro terzo giorno di permanenza in Turchia prevede un lungo spostamento in bus da Istanbul verso la Cappadocia. Si parte quindi prestissimo, cosa che ci da la possibilità di dire arrivederci ad Istanbul sotto la luce splendente dell’alba.
Le prime ore in bus trascorrono tranquille, anche perché la maggior parte dei nostri compagni di viaggio dorme; nel frattempo ci godiamo il paesaggio che cambia, diventando più arido e più brullo man mano che ci si sposta verso l’interno.
Nella tarda mattinata giungiamo nella capitale politica del Paese, Ankara, dove ci dirigiamo a visitare il Museo delle Civiltà Anatoliche e capiamo subito perché questo museo, relativamente piccolo, sia considerato a livello internazionale un vero e proprio gioiello: aggirandoci nelle sue sale, abbiamo avuto l’impressione di essere catapultate indietro tra le pagine del nostro sussidiario delle elementari, dove c’erano le foto delle statue e dei rilievi che adornavano i palazzi degli Ittiti, degli Assiri, dei re ellenistici…
Mentre il resto del gruppo si godeva un po’ di relax dopo la visita, io invece ho avuto un regalo enorme! Sapendo che saremmo andati ad Ankara, il giorno prima avevo chiesto a Burak se saremmo passati nei pressi del Monumentum Ancyranum, ovvero del tempio di Augusto e Roma costruito tra il 25 e il 20 a.C. e costituente una vera e propria pietra miliare per gli storici e gli epigrafisti, in quanto sulle pareti della sua cella è incisa la copia più completa del testamento politico di Augusto, le Res Gestae. Siccome non ci saremmo fermati col bus in quella zona ma io ci tenevo tantissimo a vederlo, Burak ha chiamato un suo amico ed ha organizzato per me e Debora una mini escursione privata: peccato che non mi sia potuta avvicinare per la presenza di barriere, altrimenti Debora mi avrebbe fotografato abbracciata ai blocchi del tempio! 😀
Nel pomeriggio abbiamo proseguito verso il lago Salato, dove ci siamo sbizzarriti nelle foto più strane e divertenti su quella immensa distesa di sale bianchissimo.
Alla fine della giornata finalmente entriamo in Cappadocia, una regione affascinante per le sue formazioni rocciose e per il suo paesaggio quasi lunare.

La Cappadocia

Sia per me che per Debora uno dei must di questo viaggio era il volo in mongolfiera, quindi abbiamo pregato tutti gli dei che il tempo fosse buono e si potesse partire! La sveglia alle 3 del mattino non è stata proprio il massimo e, conoscendo il nostro… ehm… buonumore mattutino, non ci siamo praticamente rivolte parola per almeno 40 minuti in camera, mentre ci preparavamo e nello stesso tempo cercavamo di svegliarci! 😀
Già durante il trasferimento in minibus fino al luogo di partenza del volo però abbiamo iniziato ad assaporare la magia, vedendo decine di mongolfiere colorate che si illuminavano ad ogni fiammata man mano che si gonfiavano. Qualche informazione su come muoversi e cosa fare una volta in volo, il salto nel cesto e… via!
Alle prime luci dell’alba ci siamo alzati in volo e abbiamo iniziato a sognare! All’inizio ovviamente sono prevalse le esclamazioni di meraviglia, le risate, le battute per stemperare il nervosismo di chi aveva un po’ più di timore… ma poi è subentrato il silenzio, un silenzio pieno di stupore e di meraviglia. Perché librarsi dolcemente in aria ti porta a guardare il mondo e te stesso da una prospettiva diversa e a tornare bambino per un attimo. Credimi: il volo in mongolfiera vale tutto il viaggio!
Una volta atterrati e aver brindato, o fatto finta di brindare (lo spumante offerto era per stomaci davvero forti!), siamo tornati in albergo per riposare un paio d’ore e poter poi ripartire per esplorare la Cappadocia da terra.
La prima sosta è stata a Göreme, per ammirare i cosiddetti “camini delle fate”, ovvero le particolari formazioni rocciose di forma conica che caratterizzano la zona, ed il complesso delle sue splendide chiese rupestri affrescate. Tutta la giornata è trascorsa tra la vista dall’alto di valli come quella di Uchisar e di Avcilar e l’esplorazione della città sotterranea di Özkonak, uno dei numerosi insediamenti della zona costruiti nel passato per difendersi dai nemici.
Secondo te una tale giornata poteva finire senza un evento straordinario? Assolutamente no! Non potevamo non andare ad assistere ad una esibizione dei dervisci rotanti, trovandoci nella zona in cui questa antichissima confraternita islamica è nata. In realtà non è corretto parlare di esibizione, perché si tratta di un momento di preghiera, durante il quale i seguaci di Mevlana cercano di raggiungere l’estasi e quindi il distacco dal mondo terreno attraverso un continuo movimento di roteazione sul posto, mentre sono accompagnati da alcuni musicisti e cantano pregando. Poiché si tratta di un momento di preghiera, chiunque abbia la fortuna di assistere deve mantenere il massimo silenzio e non è possibile usare macchine fotografiche o telecamere, perché tutto si svolge in penombra e ogni minima luce potrebbe distrarre i dervisci. Ai turisti viene comunque data la possibilità di scattare qualche foto alla fine, quando viene accesa una debole luce e noi abbiamo fatto del nostro meglio con questo video.

Konya e Pamukkale

Tempo di salutare la Cappadocia, dove, con un giorno in più a disposizione, avremmo potuto fare un sacco di altre cose (escursioni in quad o a cavallo, trekking, etc.). Siccome siamo viaggiatrici nel tempo, oltre che nello spazio, abbiamo fatto sosta in un caravanserraglio, come secoli fa facevano i mercanti che attraversavano queste regioni. Il caravanserraglio di Sultanhani è uno spettacolo: si erge maestoso con le sue strutture in pietra, conservate quasi completamente.
Subito dopo ci siano recate a Konya, città originaria del mistico Mevlana, fondatore della confraternita dei dervisci rotanti, dove abbiamo potuto vedere il suo mausoleo (oggi un museo) con le varie tombe sormontate da caratteristici enormi turbanti colorati.
Proseguendo il viaggio in bus tra battute e canzoni urlate a squarciagola (per la gioia dei nostri compagni di viaggio…) siamo giunte infine a Pamukkale, che incanta fin dalla prima vista con le sue piscine naturali rese bianchissime dal calcare accumulatosi per secoli. D’altro canto il nome Pamukkale significa “castello di cotone”…

Hierapolis ed Efeso

La giornata di oggi è stata tutta dedicata all’archeologia e ovviamente per me è stato il top! La mattinata è iniziata con la visita del sito dell’antica Hierapolis, città importantissima dell’antica Frigia che fu fondata in epoca ellenistica e raggiunse il suo massimo splendore tra il I e il III secolo d.C., per poi essere abbandonata. Con un piccolo van ci siamo inerpicati sulla sommità della collina per ammirare i resti del martyrion dell’apostolo Filippo, venuto alla luce in occasione di scavi nel 2011, e poi il teatro, che si erge in tutta la sua eleganza grazie anche ai recenti restauri: devo dire che si resta davvero a bocca aperta nel guardarlo!
Mentre poi gli altri hanno impiegato il loro tempo libero per fare foto alle piscine naturali, io e Debora ci siamo letteralmente (e volutamente!) perse tra le rovine, andando a ricercare tra i “sassi” le nostre radici, i nostri studi, le nostre passioni.
Se la mattinata è stata esaltante, il pomeriggio è stato un tripudio di emozioni: la visita a Efeso vale tutto il viaggio! Dapprima ci siamo fermati nel luogo dove, secondo la tradizione, sorgeva la casa della Vergine Maria e dove oggi c’è un piccolo santuario meta di pellegrinaggi. Poi ci siamo addentrati nel sito archeologico e… che dire? Io ero in estasi, Debora saltellava qua e là come una ragazzina a fare foto, con una luce straordinaria negli occhi! In pratica per noi è stato come essere in un enorme parco giochi in cui i nostri sensi si sono imbevuti di bellezza: l’agora, il santuario di Artemide, le ricchissime domus romane, il teatro, la biblioteca di Celso… Ad ogni luogo una nuova meraviglia e una sorpresa maggiore! Devo ammettere che, andando via, ho iniziato a fare i capricci: “Ma non possiamo restare un altro po’? Perché dobbiamo andare via? Io non voglio!!!”. Ci è mancato poco che mi mettessi col broncio a sbattere i piedi, proprio come da bambina 😀

Si torna a casa (forse)

L’ultimo giorno di un viaggio è sempre particolare, almeno per me: di solito mi dispiace che il viaggio sia finito, ma in fondo sono contenta di tornare a casa e non vedo l’ora di riabbracciare il mio peloso. Stavolta però no. Sarà perché è stato il primo viaggio dopo un lungo periodo di reclusione a casa, sarà per la compagnia di colleghi fantastici… ma questo viaggio mi ha segnato in modo particolare e sono stata tentata di strappare l’ultima pagina del passaporto per essere “costretta” a rimanere!
Una cosa è certa: avevo centinaia di aspettative per la Turchia e sono state tutte pienamente soddisfatte, anzi, la realtà ha superato di gran lunga l’immaginazione. La Turchia mi è rimasta nel cuore e certamente ci tornerò presto, perché merita davvero di essere esplorata in ogni angolo!

Non so se ti è mai capitato di sentirti a casa, esattamente nel posto fatto per te, non appena sei arrivato in un nuovo Paese. La Turchia a me ha fatto questo effetto… una casa per l’anima. Ti è mai successo di avere questa sensazione? Raccontacelo e… stay MAD!
Alessandra

Archeologa, guida turistica e consulente di viaggi, chi meglio di lei può aiutarti a scegliere il viaggio giusto per te? Ovviamente è anche MAD, quindi "pazza" per definizione: pazza di entusiasmo, di passione, di allegria e di tutto ciò che di positivo c'è nella vita! ;-)

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