Image Alt

Blog

Sri Lanka, gli elefanti

Gli elefanti dello Sri Lanka: i giganti da tutelare

Gioiello dell’Oceano Indiano, lo Sri Lanka è un’autentica meraviglia della natura, data l’estrema varietà dei suoi paesaggi e zone climatiche, che offrono l’ambiente ideale per una quantità enorme di animali di tutte le specie.
Ma quando si pensa allo Sri Lanka il primo animale che viene in mente è lui: l’elefante.

La cultura

Nello Sri Lanka si trova una particolare sottospecie, che è la più grande tra gli elefanti asiatici.
Da sempre questi animali hanno avuto uno stretto legame con la cultura dell’isola: secondo la leggenda infatti furono loro a porre le fondamenta dei dagoba (ovvero dei monumenti buddhisti) di Anuradhapura, la capitale di uno degli antichi regni singalesi. In passato gli elefanti erano considerati proprietà della corona e ucciderne uno era un grave reato; la loro importanza si riflette anche nell’arte, dove l’immagine dell’elefante è una delle più frequenti.

Una popolazione in pericolo

Nonostante questa altissima considerazione, tuttavia, il numero degli elefanti nello Sri Lanka è diminuito significativamente negli ultimi anni. Si ritiene che alla fine del XVII secolo gli elefanti allo stato brado fossero tra 10 e 20.000, ma all’inizio del ‘900 la popolazione era stata decimata dalla caccia e i pochi esemplari rimasti (un migliaio circa) erano concentrati nelle pianure della zona arida a Nord.
Oggi si stima che il numero degli esemplari si aggiri intorno a 5000, ai quali vanno aggiunti circa 300 elefanti domestici.

Gli elefanti addomesticati

Occorre infatti fare una distinzione tra gli animali in cattività e quelli in libertà.
Ci sono molti luoghi, infatti, in cui gli elefanti sono utilizzati come bestie da soma e sono tenuti in recinti, talvolta addirittura incatenati: questa sorte tocca per esempio ai pachidermi utilizzati nei templi come guardiani e per alcuni rituali religiosi tradizionali. Tra questi, un ruolo di rilievo spetta sicuramente all’elefante del Maligawa, che è quasi oggetto di venerazione ed è addetto al trasporto della reliquia del Sacro Dente di Buddha in occasione dell’Esala Perahera a Kandy.
I numerosi gruppi ambientalisti sorti di recente hanno però aspramente criticato le condizioni in cui vengono tenuti gli animali e si sono opposti anche all’usanza di donare elefanti locali ad altri Paesi.

Gli elefanti in natura

Gli elefanti in libertà sono diffusi su quasi tutto il territorio e trovano rifugio nei molti parchi del Paese. Uno dei luoghi migliori per osservarli è certamente il Minneriya National Park, situato nella zona centro-settentrionale dell’isola. Il parco è infatti famoso per i suoi numerosi branchi di elefanti, che nel tardo pomeriggio spesso si radunano in gran numero vicino al bacino artificiale del Minneriya Wewa per abbeverarsi e fare il bagno, offrendo uno spettacolo unico al mondo!

I pericoli di oggi

Oggi la cattura di esemplari selvaggi per addomesticarli è vietata e la caccia si è fortunatamente molto ridotta, ma gli elefanti sono comunque minacciati dalla presenza dell’uomo. Addirittura nel 2019 si è registrato un record di esemplari morti.
Gli agricoltori stanziati nelle zone occupate dai pachidermi vivono infatti con il pericolo perenne che gli animali possano mangiare e calpestare i loro raccolti, distruggere le loro case e talvolta persino ucciderli. Per questo le comunità adottano spesso misure drastiche: nel migliore dei casi organizzano un servizio di sorveglianza, attivo 24 ore su 24, nel quale utilizzano elefanti domestici per far deviare quelli selvatici dalla loro rotta. A volte però gli agricoltori fanno illegalmente ricorso a bocconi avvelenati e petardi, che mietono diverse vittime ogni anno.
Per limitare i danni sono state installate recinzioni elettrificate intorno ai parchi e alle riserve naturali, ma questo ha spinto gli animali a deviare dai loro percorsi abituali e alcuni esemplari sono morti per la mancanza di risorse alimentari.
Come se questo non bastasse, i venditori ambulanti di frutta che hanno installato le loro bancarelle lungo le strade statali a ridosso dei parchi hanno poi alimentato una pessima abitudine. I turisti infatti acquistano la frutta per darla da mangiare agli elefanti e questi ultimi sono impigriti e disincentivati ad andare in cerca del loro cibo consueto.

Salviamo gli elefanti

Cosa possiamo fare allora?
Innanzi tutto possiamo supportare tutti quei progetti che cercano di bilanciare e coordinare le esigenze sia degli animali che degli uomini.
Ad esempio, recentemente la Sri Lanka Wildlife Conservation Society, oltre ad educare la popolazione locale sulle abitudini e il comportamento degli elefanti, si è anche impegnata in diversi progetti, come la recinzione non dei parchi ma dei villaggi e dei campi (ad essere rinchiusi quindi sono gli umani e non gli animali!) e l’uso di bus “ele-friendly” per trasportare i bambini da casa a scuola ed evitare che vengano uccisi o feriti dagli elefanti.
Uno dei progetti che però trovo personalmente più interessante è il Project Orange Elephant: gli etologi hanno scoperto che gli elefanti non gradiscono gli agrumi e quindi sono state piantate file di alberi intorno ai campi, così che gli animali, trovandoseli davanti, cambino strada volontariamente. Un modello di convivenza intelligente ed utile!
I pericoli maggiori per i nostri amici dal naso lungo sono però senza dubbio la deforestazione e la cementificazione, che sono legate sia ai conflitti che all’agricoltura e all’enorme sviluppo economico degli ultimi anni, spesso incontrollato.
Nel nostro piccolo possiamo incentivare l’ecoturismo ed evitare di visitare quei luoghi in cui gli elefanti vengono tenuti in catene, preferendo l’osservazione di questi straordinari animali nei parchi nazionali. Ma… mi raccomando: senza dargli cibo! Quello che a noi sembra un gesto carino e altruista in realtà modifica profondamente le abitudini degli animali selvatici, portandoli talvolta ad essere del tutto incapaci di sostentarsi da soli.

Se questo articolo ti è piaciuto o vuoi saperne di più scrivimi oppure inserisci un commento qui.

E… mi raccomando: STAY MAD!

Archeologa, guida turistica e consulente di viaggi, chi meglio di lei può aiutarti a scegliere il viaggio giusto per te? Ovviamente è anche MAD, quindi "pazza" per definizione: pazza di entusiasmo, di passione, di allegria e di tutto ciò che di positivo c'è nella vita! ;-)

Comments

  • 9 Febbraio 2021

    Bellissima riflessione. Turismo responsabile vuol dire anche questo, rispettare il luogo dove si va e TUTTI i suoi abitanti, animali compresi. Impariamo ad entrare in un luogo in punta di piedi!! Grandi Mad 😉

    reply

Post a Comment

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit sed.

Follow us on