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Il nostro primo amore: l’Oceano Indiano

Quando questo squinternato trio che vi scrive ha deciso di far nascere il progetto MAD, il nostro obiettivo era puntare l’attenzione sull’Oceano Indiano. Perché? Semplice, ne siamo innamorate: è straordinario! Caldo, dai colori bellissimi e con la possibilità di spaziare tra culture profondamente diverse tra loro.

Amore a prima vista

Il mio primo impatto con l’Oceano Indiano è stato abbastanza particolare. Spesso, chi si approccia per la prima volta ad un mare, lo fa per una vacanza e viene attirato in primo luogo dai colori. Nel mio caso, invece, il primo contatto in assoluto è stato in occasione di un viaggio di lavoro, durante il quale, insieme ad altri colleghi, dovevo andare a visionare e valutare alcune strutture turistiche a Zanzibar.
Era la metà di novembre di ormai tre anni fa e, dopo un lungo viaggio in treno da Roma a Milano, ero arrivata a Malpensa portandomi dietro gli strascichi di una giornata difficile: discussioni in famiglia, problemi con la linea telefonica che utilizzo per lavoro e chi più ne ha più ne metta. Insomma, una giornata ideale per partire e lasciarsi tutto alle spalle!
Dopo un lungo volo notturno arrivo coi colleghi a Zanzibar e ci trasferiamo nella struttura che ci ospita. E’ l’occasione per riposare un paio d’ore e indossare abiti adatti al clima locale, prima di iniziare il nostro giro. Visto che c’è tempo a sufficienza e che adoro il sole e il mare, perché non approfittarne per mettere il costume e lanciarsi in acqua?
Premetto che sono abbastanza freddolosa e che anche in luglio e agosto entro in acqua dopo aver fatto mezz’ora di training autogeno ed essermi fatta coraggio come se dovessi buttarmi in una piscina colma di cubetti di ghiaccio. Mi preparo quindi psicologicamente allo shock termico, metto timorosamente l’unghia dell’alluce in acqua e… E’ CALDA!!!! Non tiepida: immagina lo stesso effetto dell’entrare in una jacuzzi in cui qualcuno ha lasciato aperto il rubinetto dell’acqua calda… uno spettacolo!
Allo stupore iniziale, da buona scettica, rispondo con un “Vedrai che appena ti allontani dalla riva l’acqua diventa fredda!” e mi addentro un po’ di più. Incredibile, è ancora calda! Anzi, più ci si immerge, più la temperatura è gradevole! Ecco: questo è il mare che fa per me!!!
Il mio amore per l’Oceano Indiano non poteva poi far altro che crescere, guardando gli straordinari colori dell’acqua, che va da un verde quasi trasparente al blu profondo, passando per tutte le tonalità dell’azzurro. Colori che contrastano con quelli della sabbia, che varia da quella bianca e corallina di Zanzibar o delle Maldive a quella dorata di Mauritius e delle Seychelles.

Le sue caratteristiche

A quel punto è successo quello che di solito avviene nelle storie d’amore: dopo il colpo di fulmine iniziale cominci a guardare l’altro in modo più razionale e a vedere se, a parte la “chimica” c’è qualcos’altro e puoi instaurare una relazione duratura.
Ho quindi iniziato a studiarlo un po’ e ho scoperto altre decine di aspetti che me lo hanno fatto amare ancora di più.
Ho scoperto per esempio che è un bimbo: rispetto all’Atlantico e al Pacifico è infatti il più piccolo, sia per estensione che per volume.
Nonostante questo, tuttavia, la sua importanza nella nostra storia è stata nettamente superiore a quella degli altri due oceani.
Per secoli, infatti, l’Atlantico ha costituito in qualche modo semplicemente il confine del mondo conosciuto, mentre il Pacifico fu raggiunto dagli europei solo agli inizi del XVI secolo.
L’Oceano Indiano invece è stato da sempre il crocevia di traffici marittimi importantissimi, che consentivano la movimentazione di merci preziosissime: da una parte le spezie e la seta che dal lontano Oriente e dall’India erano indirizzate verso l’Africa e il Mediterraneo, dall’altra i minerali, l’ambra e i pellami che dall’Europa e dal Nord Africa arrivavano fino in Cina e in Giappone.
Gli interessi economici furono perciò la molla che mise in moto numerose guerre, innanzi tutto tra gli imperi e gli Stati che vi si affacciavano e poi anche tra le varie potenze europee. Il controllo dell’Oceano Indiano infatti implicava la possibilità di approvvigionarsi di moltissime materie prime in anticipo rispetto agli altri e ad un prezzo migliore. Pensa soltanto a cosa avrebbe voluto dire per gli inglesi dover pagare a caro prezzo il tè che tanto amavano oppure il cotone per le loro fabbriche!
Oggi l’Oceano Indiano è ancora economicamente importantissimo, in quanto sono stati scoperti giacimenti di idrocarburi a largo della penisola arabica, dell’India e dell’Australia occidentale e questi coprono circa il 40% della produzione mondiale di petrolio.
Quando ci si muove in questo Oceano, tuttavia, ciò che colpisce di più è la sua straordinaria vitalità e bellezza.
Tutti abbiamo ancora in mente le terribili immagini dello tsunami che, nel 2004, devastò le coste di Sri Lanka, Indonesia, Thailandia, India e Sudafrica. In quell’occasione la potenza dell’Oceano si manifestò nel modo più distruttivo e devastante possibile, ma la sua forza maggiore è nella generazione e nella protezione della vita.
Infatti, nonostante non sia uno dei mari più pescosi, in quanto specialmente nella fascia equatoriale la produzione di fitoplancton è piuttosto contenuta e quindi il pesce non è abbondantissimo, l’Oceano Indiano è una delle aree al mondo con la maggior ricchezza in fatto di biodiversità. Una ricchezza che è protetta in alcune aree marine delimitate e che va ulteriormente tutelata con l’attuazione di politiche economiche che tengano conto dell’esigenza di sviluppo dei vari Paesi che vi si affacciano, oltre che della necessità di preservare un patrimonio naturale di inestimabile valore per l’intero pianeta.
In particolare, due grandi aree protette sono state recentemente istituite dalle Seychelles tra le isole Amirantes e il Fortune Bank e attorno alle isole del gruppo Aldabra. Qui vivono diverse specie di tartarughe ed il dugongo, l’animale più minacciato dell’Oceano Indiano occidentale.

Un turismo responsabile

In che modo noi possiamo essere determinanti per aiutare l’Oceano a mantenere e ad accentuare queste sue caratteristiche? Beh, ognuno può compiere piccoli gesti, ma che messi insieme possono fare la differenza.
Come consumatori, per esempio, possiamo scegliere quei prodotti che, per i materiali utilizzati o per le tecniche di produzione, prediligono uno sfruttamento virtuoso delle risorse. Mi riferisco ad esempio ai prodotti ittici, in cui abbiamo la possibilità di scegliere ciò che è stato pescato con tecniche non intensive o distruttive.
Come turisti possiamo avere un impatto ancora maggiore forse, e sicuramente più immediato: possiamo scegliere di soggiornare in strutture costruite e operanti nel rispetto dell’ambiente, possiamo favorire lo sviluppo di un turismo che non stravolga la vita delle comunità locali, ma le aiuti nel proprio sviluppo.
Insomma, il nostro “bimbo” ha bisogno che ognuno di noi faccia la sua parte!

Mi auguro che tu abbia trovato qui le informazioni che cercavi. Ci sono aspetti che vorresti fossero trattati in maniera più approfondita? Scrivi qui sotto le tue idee oppure aggiungi i tuoi suggerimenti o commenti.

Archeologa, guida turistica e consulente di viaggi, chi meglio di lei può aiutarti a scegliere il viaggio giusto per te? Ovviamente è anche MAD, quindi "pazza" per definizione: pazza di entusiasmo, di passione, di allegria e di tutto ciò che di positivo c'è nella vita! ;-)

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